Questa nuova
passione infatti l’ha aiutata a superare un terremoto emotivo dopo che due anni
fa il figlio Jack, vendiduenne, fu diagnosticato con una forma di tumore
maligno. Quattro cicli di chemioterapia superati e una sofferenza al limite
della sopportazione, la famiglia respira. Almeno per ora.
Ma quando Dorothy
rientra a casa la sera dopo il ballo, la figlia Janet esce dalla sua camera e
con un moto di stizza l’apostrofa: “Mamma, ti sembra questa l’ora di rientrare?
E poi vestita così, ti vedi quanto sei ridicola con i lustrini e i tacchi a
spillo...? “
Dorothy è sulla
soglia dei sessantanni e ha cinque figli. Uno dopo l’altro la prole ha
abbandonato il nido famigliare per rincorrere una carriera lavorativa nella
capitale, Londra. Tutti tranne la più piccola, Janet, che a ventanni vive a
casa con mamma e papà.
Quando ci
vediamo per il consueto té settimanale, Dorothy si lamenta della figlia Janet: “Passa
le serate chiusa in camera.. con noi parla a monosillabi.. sempre con lo
sguardo fisso sul tablet o sullo smart phone a chattare con gli amici, anche a
tavola.... E poi continuamente con quell’aria scocciata... Sai che ti dico, di
certo non assomiglia a me!”
L’altra mia
amica, Sally, di anni ne ha sessantadue. E’ vedova con due figli adulti. Il più
grande, Peter, si è da poco separato ed è tornato a vivere con lei. Sally ride
divertita quando l’indomani ci racconta di esserselo ritrovato davanti alla
porta di casa, in pigiama e gli occhi gonfi di sonno: “Mamma, la mezzanotte è passata da un pò, mi preoccupi.
Alla tua età... si può sapere cosa ti sta succedendo? La sera arrivi a casa
dopo di me...”
Dorothy e Sally,
solo alcuni esempi di donne mature accomunate dalla stessa febbre per la pista
da ballo. L’età non conta quando, sulla scia di Ballando con le stelle (che qui
si chiama Strictly Come Dancing), si
tratta di tuffarsi nel vortice di salsa, tango e cià cià cià.
Una sera a
settimana, le mie amiche si trasformano:
indossano il vestito attillato e con le ali ai piedi scivolano in pista. Travolte
da un ritmo incalzante, si buttano nell’arena tra le braccia di danzatori spesso
più giovani e sconosciuti, volteggiando al ritmo di appassionate melodie
afro-cubane. Con i compagni di una vita –restii a seguirle a passo di danza-- hanno raggiunto un accordo: tu esci la sera con
gli amici o passi la domenica a giocare a golf? Io amo ballare.
Semmai sono i
figli che faticano a sincronizzarsi sulla nuova lunghezza d’onda delle loro
mamme. Oggi la tendenza tra i giovani inglesi (e non solo) sembra quella di
trascorrere il tempo libero a casa. Una generazione di figli casalinghi e
sedentari che ama viaggiare più sui circuiti della rete che della strada, che preferisce
muoversi tra le piste della PlayStation
o conversare nelle piazze virtuali dei social
media. Come amici hanno tivù, computer, tablet, smartphone o iPod. E girano
perennemente schermati dagli auricolari. Uscire per socializzare vis-a-vis o
praticare uno sport significherebbe dover cambiare uno stile di vita che negli
ultimi dieci anni è diventato standard tra i ragazzi occidentali.
Tuttavia,
quando si tratta della generazione che ha superato da un pezzo la mezza età, è evidente che la tendenza inizia ad invertirsi
sia in Inghilterra che in Italia e nel resto d’Europa. Alle serate tra le
pareti domestiche, soprattutto le donne oggi sembrano preferire l’adrenalina
della pista da ballo, un microcosmo di sensualità, vitalità e frenesia in cui
perdersi e sentirsi libere.
“Ho trascorso più di trentanni a scorazzare i
figli avanti e indietro, corsi di piano, nuoto, danza, feste con gli amici...”
mi racconta Dorothy. “Ora sento di avere il diritto di godermi la vita. Che c’è
di male? E poi ballare mi mette il buon umore!”
“Mamma,” le dice Janet “ ma che diranno le
mie amiche o peggio le loro mamme che te ne vai a ballare e mi lasci a casa da
sola?”
“Tesoro,”
risponde Dorothy con un sorriso, “se una sera decidi di venire con me, ti
stupirai nel constatare che non sono l’unica mamma in pista. Le tue amiche non
sanno cosa si perdono!”. E poi, allungando la mano verso la figlia, “che ne
dici se proviamo insieme a ‘danzare’ via la noia?”
De Facto:
Secondo uno studio
dell’Ofcom (l’autorità competente per le comunicazioni nel Regno Unito) il
numero delle ore trascorse on line dai ragazzi inglesi è più che triplicato
nell’ultimo decennio passando dalle 10 ore e 24 minuti per settimana alle 27
ore e 36 minuti, quindi una media di quasi quattro ore al giorno, alle quali
vanno aggiunte le 3 o 4 ore davanti al televisore.
Abitudini che si
rispecchiano nei giovani italiani. Secondo uno studio della Sip (Società
italiana di pediatria) aumenta il numero dei ragazzi che non praticano né sport
né alcuna attività fisica, una parabola discendente al crescere dell’età. Si
tratta di un’ inclinazione che oggi tende ad uniformare i giovani europei in un
universo comune di sedentarietà e ‘casalinghità’.
A Dorothy dà
ragione anche il New England Journal of
Medicine che in una recente pubblicazione stabilisce che il ballo fa
particolarmente bene agli ultrasessantenni perché, oltre agli ovvi benefici
cardiovascolari, esso integra diverse funzioni cerebrali coinvolgendo le nostre
capacità di coordinazione, quindi mettendo contemporaneamente in atto processi
cinestetici, razionali, musicali ed
emozionali. Tutte abilità che favoriscono l’acutezza mentale, aiutano a tenerci
in forma e aumentano il nostro buonumore.
Inoltre, è stato dimostrato che ballare con una certa
assiduità aiuta a rallentare l’invecchiamento del cervello del 76%. Di
conseguenza oggi i medici considerano il ballo come un mezzo per combattere
l’Alzheimer e la demenza senile, malattie destinate a raddoppiare ogni ventanni
se non si trovano cure efficienti (Trinity
College, Dublin, Strategies for successful ageing, Febbraio 2016, World Health
Organization).