sorella maggiore di nove
fratelli
Anche se di pochi
anni più grande, per noi tutti eri una seconda mamma. Ancora adolescente, i nostri
genitori ti avevano affidato il compito di badare ai fratelli minori e aiutarli
a crescere in loro assenza, compito che sapevi assolvere con gioia e
leggerezza, proprio come le fate delle fiabe che ci raccontavi.
Succedeva infatti che mamma e papà fossero
occupati al negozio fino a tarda sera e così eri tu che il pomeriggio ti sedevi
paziente accanto a noi per assisterci con i compiti di scuola. Nelle lunghe
sere d’inverno, in attesa che rientrassero, ci intrattenevi con il teatrino di
carta colorata che avevi costruito ritagliando una scatola di scarpe, ci
cantavi L’uomo in frac di Modugno, Sapore di sale e le canzoni in francese
di Francoise Hardy, accompagnandoti alla chitarra o al pianoforte.
Come un direttore d’orchestra, ti divertivi
ad organizzarci in recite teatrali, danze e cori a tre voci, piccole esibizioni
per accogliere i genitori quando rientravano stanchi dal lavoro e con le quali
strappare loro un sorriso.
Da piccolina fosti tu ad aiutarmi a muovere
i primi passi, poi a farmi ripetere il mio nome all’infinito finché non riuscii
ad articolare la temutissima erre. E infine mi insegnasti a tradurre quel nome
in piccoli segni neri su un foglio a quadretti, avviandomi così alla scrittura.
Quando
giungeva l’ora di andare a letto, mi addormentavo al suono dolce della tua voce
che tesseva fili incantati con trame di draghi, principi e principesse. Ricordo
che un pomeriggio mi hai persino telefonato fingendo di essere Biancaneve. Quel
giorno ero fuori di me dalla gioia.
Se ero fortunata, potevo dormire nel letto
accanto a te nella ‘camera delle femmine’. Dovevo solo rendermi invisibile
affinché Luisa e Lolly non riuscissero a scorgermi e rispedirmi nella mia
camera. Immobile, sotto le lenzuola, riscaldata dal tepore del tuo corpo, riuscivo
a scorgere nel buio la luce tremolante della grande radio che filtrava da dietro
una tendina. Da lì, come per magia, zampillavano suoni caleidoscopici, armonie
e vibrazioni di voci lontane e inafferrabili.
Una notte mi avvicinai a quell’oggetto
magico: volevo spiare come da un oblò la vita sommersa della radio e svelare il
mistero che vi si nascondeva. “Se cerchi di spostare la tendina che copre la
grande radio” mi dicesti “gli gnomi folletti che abitano lì dietro si
nasconderanno, le loro voci si spegneranno e la piccola luce scomparirà per
sempre!”
Erano dunque loro, gli gnomi del Paese di
Biancaneve, gli artefici segreti di quell’universo fantastico, loro che
abitavano dentro la grande radio e si divertivano a cantare, ballare e suonare…Erano
dunque gli spiriti del bosco a tenermi compagnia con le loro voci ingarbugliate
e spesso incomprensibili. Quando gli gnomi si mettevano a cantare, vedevo le
mie sorelle ballare al ritmo della musica, con gli occhi sognanti e le labbra
socchiuse, svolazzanti come tante fate ballerine.
A volte le vedevo camminare tutte impettite
le mie sorelle, avanti e indietro per la stanza, tenendo una pila di libri in
bilico sopra la testa “per il portamento” dicevano “che deve essere sempre
eretto ed elegante come quello di una regina.” Altre volte le osservavo
appoggiare le mani sottili sul davanzale della finestra e, trattenendo il
respiro, pennellare di rosso ad una ad una le lunghe unghie delle dita.
Un giorno mi presentasti Roberto, il tuo
fidanzatino. Era sorridente e bello quasi quanto il principe delle fiabe, ma
una vocina dentro di me mi sussurrò che qualcosa in te stava cambiando. Chissà,
forse un giorno saresti volata via…
Nelle sere d’estate papà ti lasciava uscire
con Roberto e gli amici a patto che io ti accompagnassi, come una piccola
chaperon. Accanto a te davanti allo specchio mi preparavo anch’io, tutta
trepidante e allo stesso tempo euforica, a quegli incontri tra grandi e alle
passeggiate nella piazza del paese. Con il vestitino della festa addosso e il
fiocco rosa tra i capelli ti chiedevo: “Tu credi che piacerò al vostro amico Cesco?”
Avevo poco più di tre anni e tu quattordici.
Ora sei la nostra stella che ci guida
illuminandoci il cammino.
Grazie, cara Francesca! Splendi per sempre serena
perché ci hai donato il tuo calore, la tua intelligenza e il tuo affetto. Per
questo tu brillerai sempre radiosa nei nostri cuori.