giovedì 25 ottobre 2018

Recensioni

Recensione Comisso 15 righe, 2019

 Migrante per sempre di Chiara Ingrao, Baldini e Castoldi

Può risultare difficile per un migrante moderno (come lo sono io) identificarsi con Lina, la protagonista di questo romanzo storico, e la sua famiglia di migranti siciliani nel dopoguerra. Migrare negli anni 50 era un salto nel buio: per trovare un lavoro il padre di Lina parte nella notte con un compare dalla Sicilia contadina verso il Nord, attraversano da clandestini le frontiere di mezza Europa e approdano in Germania, Paese sconosciuto. Nell’Europa di oggi non esistono frontiere e grazie all’Internet un migrante sa esattamente dove andrà a finire. Solo i pregiudizi verso gli stranieri rimangono gli stessi. Anzi, i sentimenti di ostilità crescono in modo esponenziale con l’aumentare del volume delle migrazioni. Dobbiamo arrivare verso la fine del romanzo, quando Lina rientra in Italia da sposata e con un figlio, per riconoscere dentro di noi, migranti di oggi, lo stesso senso di estraneità che la fa sentire più straniera che in Germania. Questo perché, come ci fa capire l’autrice, la vera mutazione avviene dentro l’anima del migrante. Dal momento in cui uno ha fatto le valigie si trasforma in una persona perennemente in transito. “Chi è stata migrante resta migrante per sempre.”


Recentemente ho pubblicato su Facebook  due recensioni su due libri che concorrevano al Premio Comisso 2018. Si trattava di scrivere un commento di 15 righe su un libro di propria scelta. Ne ho selezionati due:
-Storia di alberi e della loro terra di Matteo Melchiorre
-Il narratore di verita' di Tiziana D' Oppido
e qui di seguito vi propongo le rispettive recensioni. L'ultima e' tra le cinque recensioni che hanno vinto il  premio Comisso 15 righe.

In Storia di alberi e della loro terra Matteo Melchiorre- l’io narrante autobiografico- prende come spunto l’abbattimento di alberi-totem, quali il secolare olmo detto Alberòn o il sacerdotale pioppo di casa, per costruire una metafora universale sulla Guerra odierna tra l’uomo e la natura, tra la civiltà che avanza inesorabile a colpi di accetta e bitume e la necessità di salvaguardare il nostro habitat ed ecosistema. Nello specifico questo succede a Tomo, paese delle Prealpi feltrine, ma non solo. Che cosa rappresentano dunque gli alberi per l’uomo? Nel suo libro, che si legge tutto d’un fiato e non vorresti mai che finisse, lo scrittore ci propone le sue risposte attraverso il racconto della sua storia personale. Lo fa con l’onestà e il rigore di uno storico di professione, alternando simpatici aneddoti ed espressioni dialettali a citazioni erudite e precisi rimandi bibliografici. Ma soprattutto lo fa con la passione di chi tra questi boschi ci è nato e cresciuto. È una storia di alberi e delle loro genti, di memoria storica e collettiva aggrappata alle loro fronde, del vuoto spaziale ed emotivo che questi giganti lasciano nella comunità se abbattuti dal vento o dalla scure dell’uomo. Da una parte la natura che esprime radicamento e dall’altra il futuro che significa sradicamento di alberi ma anche del nostro passato e di ciò che da sempre ci lega alla terra. La battaglia continua.

Il Narratore di verità di Tiziana D’Oppido è atterrato in questa remota valle celtica in un pomeriggio di pioggia. Impaziente, lo libero dall’ingombro Amazon, ne accarezzo con emozione le pagine e mi lascio trasportare in un’altra valle, la Val Brodima, dove due imprenditori italiani avidi e senza scrupoli spadroneggiano con inaudita tracotanza. Arsenio Pantone, produttore di fuochi d’artificio e Gildo Blumenthal, allevatore di quaglie per la catena alimentare, si odiano apertamente e pur di raggiungere i propri fini loschi non esitano a calpestare la legge e strumentalizzare abitanti, ambiente e le reciproche famiglie. Il racconto raggiunge il suo apice quando i rispettivi figli si incontrano: Sara Pantone, viaggiatrice di fantasia, e Lucio Blumenthal, viaggiatore di mestiere, i.e. il narratore di verità. Il libro si presenta come un romanzo giallo con trama intrigante e complessa che tipicamente implica crimini, segreti, spionaggio e un mystery da risolvere. Il lettore è attivo, costantemente impegnato nel gioco di ricollegare gli indizi sparsi sapientemente tra le righe, a inferire dal metalinguaggio e rimettere insieme i tasselli narrativi di un thriller infinito, esattamente come l’enorme puzzle in cartone che Sara cerca ostinatamente di completare. La suspense ti tiene incollato fino alla fine. In un mondo sommerso dalle menzogne, Lucio - narratore di verità – ha il compito arduo di trovare la purezza sotto una coltre di inganni e fandonie. Ma la forza del romanzo sta soprattutto nel linguaggio originale e innovativo, nella ricerca quasi maniacale del vocabolo con neologismi (lumacare, spanteganare, donnamamma…) e metafore inconsuete che rivelano lo stile pionieristico dell’autrice.


Comisso15righe: 5 lettrici vincono il concorso tutto Social del Comisso 2018
C’è un “Premio Comisso” anche per Facebook, con il concorso #Comisso15righe per le migliori recensioni dei libri in concorso al XXXVII edizione del Premio Comisso, la cui finale si è tenuta sabato 6 ottobre a Palazzo dei Trecento a Treviso.
“Il Premio Comisso ha sviluppato una significativa presenza ‘social’ – spiega il Presidente dell’Associazione Amici di Comisso Ennio Bianco – e accanto al consolidato rapporto con gli autori abbiamo voluto guardare anche ai lettori, proponendo loro di scrivere un post (di massimo 15 righe, appunto) su un’opera in concorso in questa edizione del Premio (titoli e presentazione sono disponibili nel nostro sito internet). E’ un esperimento che ha avuto subito un riscontro sorprendente, per numero e qualità dei testi, che racchiudono nella brevità richiesta una recensione, un commento, un’emozione che un libro ha saputo ispirare. E’ un segnale confortante di quanto leggere rimanga necessario e importante nella vita di molti di noi ed è compito primario di un premio suggerire nuovi percorsi di lettura, con il rigore riconosciuto al Premio Comisso”.
A vincere questa prima edizione di #Comisso15righe sono state cinque donne:
Alessandra Tatine del Bailo di Roma,
per la 
recensione di “Com’è trascorsa la notte” di Filippo Tuena
Laura Massarotto Walker di Wales, UK
per la 
recensione di “Il narratore di verità” di Tiziana d’Oppido
Valentina Durante di Montebelluna
per la 
recensione di “Eravamo tutti vivi” di Claudia Grendene
Ippolita Luzzo di Lamezia Terme
per la 
recensione di “Vinpeel degli orizzonti” di Beppe Millanta
Suor Sandra Maria del Monastero Agostiniano S. Cristiana di Santa Croce sull’Arno
per la 
recensione di “Siamo tutte ragazze madri” di Saveria Chemotti
A tutte loro un buono acquisto libri di 50 euro.

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